Aspetti comportamentali del parassitoide Diachasmimorpha longicaudata nei confronti di Tefritidi antofagi
Andreani Annalisa
Belcari Antonio
Sacchetti Patrizia
2014 - 2015
L’elaborato riguarda il potenziale rischio ambientale che si potrebbe verificare dall’introduzione del parassitoide esotico Diachasmimorpha longicaudata, utilizzabile come agente di controllo della mosca mediterranea della frutta, Ceratitis capitata.
Quest’ultima appartiene alla famiglia dei Tefritidi ed è una specie autoctona dannosa, che si sviluppa ai danni di varie coltivazioni agrarie, causando ingenti perdite nei raccolti. La lotta biologica è un metodo di lotta che si basa sull’utilizzo in campo di nemici naturali al fine di ridurre a livelli accettabili i danni causati dalle specie nocive.
Le introduzioni finalizzate a questo scopo sono però regolamentate da una normativa europea, recepita in Italia, che vieta tutte le immissioni che si teme possano minacciare la conservazione degli habitat autoctoni e causare squilibri negli ecosistemi in cui sono introdotte specie alloctone. Per ottenere l’autorizzazione al rilascio di tali specie è necessario fornire una documentazione che attesti che numerosi e accurati studi sono stati condotti per effettuare una valutazione del rischio.
Quest’ultima deve riguardare numerosi aspetti, tra i quali di primaria importanza è valutare la selettività dell’agente di controllo nei confronti delle specie “non target”. A tal proposito il presente elaborato valuta le preferenze di D. longicaudata tra la specie nociva C. capitata e un Tefritide non dannoso, Myopites stylatus.
Questa è una specie utile poiché, oltre a supportare il complesso di parassitoidi di Bactrocera oleae, è il limitatore naturale della pianta spontanea e infestante Dittrichia viscosa. A tale scopo sono stati quindi effettuati in laboratorio una serie di biosaggi comportamentali per esaminare la risposta di femmine del parassitoide di fronte a un capolino di D. viscosa infestato da larve di M. stylatus e una piastrina contenente larve di C. capitata.
Sono state utilizzate sia femmine con pregressa esperienza di parassitizzazione che inesperte, e ognuna di queste è stata valutata in un test “no choice” dove era posta in presenza del solo capolino e poi in un test “two choices” in presenza sia del capolino che della piastrina. Tali esperimenti hanno permesso di valutare gli spostamenti delle femmine, le scelte effettuate, gli antennamenti prodotti e gli eventuali tentativi di deposizione.
Alla luce di tali studi, è possibile riscontrare un marcato interessamento di D. longicaudata nei confronti della specie dannosa C. capitata e una quasi totale indifferenza verso la specie utile, M. stylatus. Pertanto, grazie a questo lavoro e ad altri condotti precedentemente, si può dedurre che il parassitoide esotico è da considerarsi un buon candidato per la lotta biologica contro mosche della frutta, poiché selettivo verso le specie bersaglio, e quindi rispettoso degli equilibri dell’ecosistema autoctono.
ULTIMO AGGIORNAMENTO
31.08.2023