Titolo della tesi
La gestione degli ungulati, capriolo (Capreolus capreolus, Linnaeus 1758), cervo (Cervus elaphus, L.1758) e cinghiale (Sus scrofa, L. 1758) nelle aree non vocate dell’ATC di Pistoia
Candidato
Gambacorta Chiara
Relatore
Ferretti Marco – Nicoloso Sandro
Anno accademico
2015-2016
Riassunto
Lo scopo del presente stu0dio è stato quello di approfondire le conoscenze sulla gestione del Capriolo (Capreolus capreolus, Linnaeus 1758), del Cervo (Cervo elaphus, L.1758) e del Cinghiale (Sus scrofa, L. 1758) nelle aree non vocate dell’ATC 16 di Pistoia.
La Provincia di Pistoia è situata a ridosso del crinale appenninico tosco-emiliano, che costituisce il suo confine settentrionale con le Province di Modena e Bologna. Ad Est confina con la Provincia di Prato, a Sud con la Provincia di Firenze e ad Ovest con la Provincia di Lucca.
L’Ambito Territoriale di Caccia (ATC) rappresenta la porzione di territorio agro-silvo-pastorale che, nella pianificazione provinciale, residua dalla presenza sullo stesso degli istituti pubblici destinati alla protezione e alla produzione della fauna selvatica e degli altri privati destinati alla gestione faunistica e faunistico-venatoria e che non è soggetta ad altra destinazione.
I dati esaminati nel presente studio sono stati gentilmente forniti dall’Ufficio Caccia e Pesca della Provincia di Pistoia e dall’ATC 16 di Pistoia, questi sono stati raccolti tramite varie tecniche di censimento, attraverso gli abbattimenti ed i prelievi venatori e sono relativi ai periodi compresi tra il 2009 ed il 2016.
Sul territorio della provincia di Pistoia sono presenti, in maniera diffusa, ungulati come il capriolo, il cervo ed il cinghiale, i quali provocano frequentemente ingenti danni all’agricoltura e sono causa di numerosi incidenti stradali. Per ovviare a ciò, nell’ultimo Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP), è stata stabilita la suddivisione del territorio dell’ATC in due macroaree diverse: area vocata e area non vocata.
uest’ultima è stata ulteriormente frazionata in nove sottozone, cinque con finalità gestionali conservative e quattro non conservative (UDGNC).
Nelle UDGNC sono state stabilite delle densità obiettivo riferite alla presenza di ungulati pari a 0 (zero). Per raggiungere questo scopo sono stati applicati metodi di abbattimento e controllo basati sul prelievo selettivo per tutte le specie considerate e la girata per la specie cinghiale.
Le zone maggiormente interessate dalla presenza di tutte e tre le specie considerate sono l’UDGNC 7 e 8; in queste aree sono stati evidenziati i danni più elevati (fino a 63.812 € nel 2012) ed è stato necessario, negli anni passati, mettere in atto il maggior numero di interventi in art.37 L.R. 3/94 (54 solo nel 2013), la cui attuazione comporta diverse problematiche rispetto alla “caccia” (presenza di danno, verifica dei metodi ecologici, coinvolgimento diretto della Polizia Provinciale).
Dall’analisi finale dei dati estrapolati è risultato che i nuovi metodi di gestione tramite prelievo selettivo hanno consentito di ridurre in maniera considerevole il numero di tali interventi (solo 4 nel 2015) e, nel contempo, si è verificata anche una notevole riduzione dei danni da ungulati (16.350 € nel 2015), il che potrebbe confermare l’efficacia del sistema.
ULTIMO AGGIORNAMENTO
31.08.2023