Le specie aliene invasive: il caso del procione (Procyon lotor) nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.
Casagni Irene
Bozzi Riccardo
Brocherel Giuseppina
2015 - 2016
Le specie aliene invasive, veicolate dai sempre più frequenti movimenti di merci e persone, costituiscono una seria minaccia per la biodiversità. Il loro impatto sull’ambiente presenta numerosi aspetti negativi per motivi sanitari, economici e per l’equilibrio degli ecosistemi. L’Unione Europea e i vari Stati che ne fanno parte si sono dati normative ed hanno emanato regolamenti volti alla risoluzione di tali problematiche, con il contenimento ed eventualmente l’eradicazione delle specie alloctone. Una delle più importanti forme di controllo di queste specie è rappresentata dal regolamento UE 1143/2014, seguito da un regolamento di esecuzione completato da un elenco continuamente aggiornato di specie che non dovrebbero essere presenti sul territorio dell’Unione. Questo elenco attualmente riporta 36 specie animali e vegetali di rilevanza unionale, 22 delle quali presenti in Italia. Recentemente è stato elaborato il progetto “Life ASAP” (Alien Species Awareness Program), con l’obiettivo di ridurre il tasso di introduzione di specie aliene invasive e mitigare i loro impatti, aumentando la consapevolezza della cittadinanza italiana mediante programmi di comunicazione ben pianificati e mirati in funzione dei diversi target. Una specie aliena presente nell’elenco dell’Unione e di cui negli ultimi anni è stata accertata la presenza in Italia è il procione (Procyon lotor), un mammifero carnivoro di medie dimensioni appartenente alla famiglia dei procionidi, originario del Nord America. È stato introdotto per la prima volta in Europa nel 1934 in Germania e dalla zona della prima introduzione si è diffuso in altri Paesi dell’Europa centrale. Dal 2004 sono stati avvistati in Lombardia esemplari di cui non è certa la provenienza, che sembra abbiano dato origine a un nucleo riproduttivo. Recentemente è stata accertata la presenza di questa specie anche nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. I vari avvistamenti, le prime sessioni di fototrappolaggio, le catture e il rinvenimento di alcune carcasse all’interno del Parco hanno portato alla necessità dell’elaborazione di un Piano di Eradicazione, iniziato nel 2015 e ancora in atto. Il piano è articolato in cinque fasi che hanno lo scopo di eliminare questa specie dal territorio per evitare danni all’ecosistema, agli altri animali e all’uomo, attraverso la diffusione di potenziali patologie: per escludere la presenza di queste ultime l’ente Parco in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, sezione di Arezzo, prevede una serie di analisi da effettuare su campioni ematici e fecali degli esemplari catturati, che fino ad oggi sono stati quattro e sono risultati esenti da patologie. Il successo del Piano di Eradicazione è legato alla tempestività degli interventi, volti a evitare che gli esemplari presenti sul territorio diano origine a nuclei riproduttivi aumentando la consistenza numerica della Specie.
ULTIMO AGGIORNAMENTO
31.08.2023