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Il mimetismo nel Regno Animale

Titolo della tesi


Il mimetismo nel Regno Animale

 

Candidato


Michelotti Alberto

 

Relatore


Bozzi Riccardo

 

Correlatore


 

 

Anno accademico


2015 - 2016

 

Riassunto


L’obiettivo del presente lavoro è quello di affrontare un argomento che riesca a spiegare come le specie animali mostrino ora una morfologia, e in taluni casi anche una fisiologia, caratteristica che si è modificata nel tempo a seconda delle necessità. Per fare ciò è necessario portare esempi di diverso tipo che riguardino in particolare: il perché le specie animali abbiano ereditato e tramandato determinati caratteri; l’importanza della luce e dei colori; le necessità di assumere colorazioni simili o diverse dal substrato ed anche quella di imitare altre specie (mimetismo vero e proprio); il comportamento che gli animali assumono in questi frangenti. Il bisogno di utilizzare ogni forma di mimetismo è strettamente legata un istinto di sopravvivenza. Col passare del tempo, gli esseri viventi che avevano una maggior probabilità di sopravvivere hanno lasciato alla generazione successiva i caratteri ereditari che consentivano loro di non essere predati, modificandosi via via fino a raggiungere un certo equilibrio. È ovvio che questo equilibrio deve essere rispettato da ogni singola specie e, nel caso in cui non succedesse, si provvederebbe ad ulteriori modificazioni genetiche. Per nascondersi, camuffarsi o travestirsi, gli animali hanno adottato una tecnica in particolare, il criptismo (o mimetismo criptico): assumendo la colorazione dell’ambiente circostante, ciò consente loro di non essere notati. Vi sono specie invece che preferiscono avvertire il nemico con una colorazione detta aposematica, ovvero molto sgargiante e brillante. Molte volte le specie che sfruttano questa tecnica sono dotate di armi molto pericolose che inducono il nemico a non attaccare una seconda volta: in pratica, il nemico associa tale colorazione alla pericolosità. Il mimetismo vero e proprio è invece la tecnica per cui una specie (mimo) ne imita un’altra (modello), per trarne un vantaggio. Solitamente il mimo non ha nessuna arma da utilizzare contro il nemico, a differenza del modello (mimetismo batesiano); esistono però casi in cui sia il mimo che il modello sono entrambi pericolosi (mimetismo mülleriano): i predatori devono imparare un unico segnale di avvertimento, anziché uno diverso per ogni specie, e di conseguenza il numero di individui di ogni specie sacrificati per consentire questo apprendimento diminuisce. Infine, ad ogni tipologia di mimetismo corrisponde un diverso comportamento: talune specie mostrano i candidi denti che risaltano sulle gengive (cani, scimmie, gatti), altri mettono in evidenza le loro corna (le cui punte sono di colore contrastante con il resto). In conclusione, tutti questi adattamenti sviluppati nel corso del tempo sono riusciti ad arrivare sino ad oggi tramite una trasmissione di caratteri genetici validi per la sopravvivenza. Il vero problema però è l’uomo, poiché il suo intervento provoca cambiamenti sempre più repentini, e non si può sapere come faranno le specie ad adattarsi con tutte queste modificazioni, di habitat o di clima che siano. Tutti gli organismi dovranno restare al passo con il proseguire del tempo, ma questo come sarà possibile, se fino a poco tempo fa erano abituati ad un cambiamento graduale?

ULTIMO AGGIORNAMENTO

31.08.2023

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