Il cinghiale in Toscana: analisi degli abbattimenti in selezione e controllo con la L.R. 10/2016.
Ninci Alberto
Dani Francesca Romana
Zaccaroni Marco
2016 - 2017
La Toscana è la regione italiana con la più alta densità di ungulati sul proprio territorio, i quali animali negli ultimi anni stanno causando gravi danni all’economia, in particolare all’agricoltura, e sono responsabili di un numero crescente di incidenti stradali.
Il cinghiale (Sus scrofa) è la specie maggiormente coinvolta: su un totale di 2454 sinistri stradali in un periodo compreso dal 2011 al 2017, 780 di questi sono stati causati da uno o più esemplari di cinghiale, e, su circa 2.700.000 € di danni, oltre 2 milioni sono da imputare alla suddetta specie.
Le cause della sua affermazione sono molteplici: con l’abbandono delle campagne nel secondo Dopoguerra, diminuisce la competizione per le risorse con gli animali domestici allevati allo stato brado e con l’uomo stesso; nelle zone adibite a pascolo inutilizzate è subentrata la vegetazione, andando così ad ampliare l’habitat del cinghiale.
Inoltre, il numero dei cacciatori è progressivamente diminuito e sono state effettuate, a partire dagli anni Settanta, immissioni e ripopolamenti con esemplari da allevamento e con cinghiali provenienti dall’est Europa, con caratteristiche completamente diverse (maggiori dimensioni e prolificità) dagli ecotipi italiani.
Per cercare di porre rimedio ai numerosi danni e riportare la presenza di ungulati entro densità tollerabili per la convivenza delle specie con le attività antropiche, la Regione Toscana ha emanato una legge nel 2016, detta “Legge obiettivo per la gestione degli ungulati in Toscana”, per una gestione triennale straordinaria della fauna in oggetto.
Tale legge prevede di individuare per ogni specie (capriolo, cerco, cinghiale, daino e muflone) aree vocate, in cui si deve effettuare una gestione conservativa, ed aree non vocate, particolarmente danneggiate o potenzialmente tali in cui si applica una gestione non conservativa delle specie. Inoltre sono state aumentate le possibilità di prelievo, in particolare per il cinghiale: per questa specie infatti è stata introdotta la caccia di selezione, effettuabile tutto l’anno dai cacciatori che hanno conseguito l’abilitazione con i metodi dell’appostamento, della forma singola e della girata.
I piani di controllo hanno validità massima di 3 anni e, esclusivamente per il cinghiale, sono ammesse anche le forme di prelievo della girata e della braccata. Inoltre, sono stati presi provvedimenti volti a valorizzare la risorsa rappresentata dalle carni di ungulati abbattuti.
Con i dati che ci sono stati forniti dalla Regione Toscana, è stato possibile trarre alcune conclusioni riguardo agli effetti della L.R. 10/2016: la caccia di selezione al cinghiale, da giugno 2016, ha portato all’abbattimento di 13635 cinghiali, perlopiù nei mesi estivi, cruciali per le colture, dimostrando così una buona efficacia.
Gli interventi in controllo restano comunque molto numerosi, con 21189 capi abbattuti. Dai dati della selezione emerge che circa il 65% dei capi abbattuti sono maschi e l’80% sono esemplari adulti, palesando una gestione conservativa da parte dei cacciatori in aree non vocate. La L.R 10/2016 nel complesso ha mostrato buoni risultati ma ci sono ancora ampi margini di crescita.
ULTIMO AGGIORNAMENTO
31.08.2023