Gestione delle morie di ittiofauna nelle acque libere: il modello della regione Toscana
Lo Bello Francesca
Martini Andrea
Susini Francesca
2016 - 2017
Le morie di pesci in acque libere rappresentano un fenomeno frequente che può essere determinato da fattori ambientali, antropici o infettivi.
Per intervenire in questo tipo di calamità è risultato necessario, a livello burocratico, predisporre un modus operandi che circoscrivesse le competenze ed i compiti di ogni Ente Pubblico chiamato ad intervenire, che snellisse l’ iter da attuare fornendo passaggi semplici e precisi e che definisse strumentazioni ,materiali e modalità da attuare sul luogo dell’evento, così da minimizzare perdite di dati e difficoltà nella gestione dei campioni: la Regione Toscana, in collaborazione con specialisti del settore, ha così redatto le “Linee guida per la gestione delle morie di ittiofauna nelle acque libere” (testo approvato con Decreto Dirigenziale 64819), protocollo tecnico-operativo destinato ai soggetti che prendono parte alla gestione delle morie: Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana (IZSLT), Agenzia Regionale per Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT), Comuni, Polizia Provinciale, Servizi Veterinari Il Decreto Legislativo 1522006, anche detto Testo Unico sull’ Ambiente (TUA) e principale documento di gestione in materia ambientale in Italia, fornisce gli standard qualitativi che le acque interne devono mantenere per essere adatte alle specie ittiche, dividendo le tipologie di acque in “Ciprinidi-dominanti” e “Salmonidi dominanti” a seconda della loro vocazione, ma non definisce le modalità e le competenze di intervento nel caso di morie, argomento rimandato alla gestione regionale; fino al 2010 gli unici altri mezzi di gestione delle risorse idriche erano i “Contratti di Fiume”, strumenti di gestione volontaria e partecipata che impegnano gli aderenti a raggiungere obiettivi di miglioramento e gestione ambientale.
Le “Linee guida” presentano invece tre obiettivi: armonizzare le modalità di gestione dell’emergenza sul territorio regionale; individuare un modus operandi, sul territorio e nei laboratori, che consenta di ottenere dati confrontabili e ne eviti la dispersione; creare una banca dati ed una mappatura regionale delle aree interessate dal fenomeno. In vigore dal 2010, le Linee guida hanno in questi anni migliorato il lavoro degli specialisti del settore, riducendo la perdita di dati e informazioni e aumentando la facilità di segnalazione in casi di moria.
Il seguente elaborato riporta l’analisi sui dati di morie ittiche segnalate nella regione Toscana nel triennio 2010-2012 e analizza il caso di moria ittica avvenuto presso il lago presso la Cava di San Rocchino a Massarosa (LU).
ULTIMO AGGIORNAMENTO
31.08.2023