Titolo della tesi
Tecnico Faunista Multitasking: La Fotografia Naturalistica
Accardo Giacomo
Ponzetta Maria Paola
2018 - 2019
Questa tesi nasce dal desiderio di raccontare la mia attività come fotografo naturalista cercando di offrire, sulla base dell’esperienza maturata in tanti anni di “catture fotografiche”, consigli e suggerimenti utili a chi desideri avvicinarsi a questa affascinante attività.
Le indicazioni da me offerte non riguardano solo l’impostazione da dare alla macchina fotografica di fronte al soggetto da fotografare, ma anche e soprattutto ciò che è necessario sapere prima di trovarsi in quella situazione.
Ogni animale selvatico, infatti, ha le proprie abitudini riguardo alle zone frequentate, all’alimentazione, alla riproduzione, momento, quest’ultimo, cruciale della sua esistenza in cui risulta essere più vulnerabile agli occhi dei suoi naturali predatori, cui si aggiungono predatori particolari rappresentati, appunto, dai fotografi naturalisti. La conoscenza della morfologia delle varie specie è condizione necessaria per sperare di incontrarli ma, non sufficiente, se non si cercano informazioni riguardo alle zone in cui ne è segnalata la presenza. Anche alcuni suoni emessi dagli animali selvatici, come il bramito del cervo, attraggono ed indirizzano facilmente il “cacciatore fotografico” verso la preda, in questo caso nella speranza di immortalarla durante un combattimento.
Ho, inoltre, sottolineato una virtù particolare che il fotografo naturalista deve possedere per raggiungere i suoi obiettivi. Questa virtù si chiama pazienza: alla vista del soggetto selvatico non bisogna assolutamente anticipare i tempi nel tentativo di carpirne l’immagine: bisogna attendere il momento migliore anche se l’attesa sarà lunga. La mia esperienza sul campo mi ha insegnato che la pazienza, nella maggior parte dei casi, viene premiata. Anche la fortuna gioca un ruolo molto importante nelle catture fotografiche, ritengo, però, che non capiti casualmente e, alla fine, arrida ai più meritevoli, cioè a coloro i quali abbiano adottato le strategie migliori per raggiungere l’obiettivo.
Eppure, tutto ciò non è ancora sufficiente per ottenere un incontro ravvicinato con il nostro soggetto. Manca, infatti, a mio avviso, l’elemento più importante: l’amore nei confronti della fauna selvatica e di tutto ciò che la circonda. Anche se il processo di antropizzazione ha spinto molti animali a vivere a ridosso dei centri abitati e addirittura a frequentarli regolarmente (animali confidenti), il nostro approccio alla ricerca del loro scatto fotografico deve essere di massimo rispetto e tutt’altro che invasivo, ricordandoci che nel cercarlo dobbiamo essere quanto mai discreti perché quei luoghi che attraversiamo sono il suo regno.
Sottolineate queste premesse, ho indicato in questo scritto cosa deve fare il fotografo naturalista di fronte alla sua preda fotografica, attraverso l’indicazione di accorgimenti tecnici da adottare a seconda delle circostanze in cui viene a trovarsi, come ad esempio la posizione dell’animale, la sua distanza, l’eccesso o la scarsità di luce, la presenza di pioggia o neve.
Le tante fotografie presenti in questo lavoro sono il risultato di anni e anni di mia presenza in ambienti quali le Alpi e, soprattutto, Prealpi e Appennino, in cui vivono i soggetti che amo fotografare; ogni scatto ha una sua storia, è il risultato di grande impegno fisico e mentale, di precedenti insuccessi e frustrazioni: condividerlo con altri sui vari forum rappresenta un momento di grande gratificazione. Infine, un’ultima considerazione. Ogni animale fotografato, per me, non è solo un’immagine ma molto di più: un ricordo che continua a vivere nel mio cuore; e la fotografia, a prescindere dagli strumenti a nostra disposizione (anche i più sofisticati), non la fa la macchina, bensì il fotografo.
ULTIMO AGGIORNAMENTO
31.08.2023