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Attività venatoria: danno o risorsa?

Titolo della tesi

Attività venatoria: danno o risorsa?

Candidato

Cellai Syria

Relatore

Pugliese Carolina

Correlatori

Pierozzi Costanza

Anno accademico

2020 - 2021

Riassunto

L’attività venatoria, nell’ultimo ventennio, ha subito un rilevante calo numerico di cacciatori e contemporaneamente ha incontrato sempre più ostilità da parte dell’opinione pubblica.
Infatti, nella società attuale, la caccia non ha più la stessa utilità trofica e ricreativa che aveva nel passato a causa del cambiamento siocio-economico-culturale dell’età contemporanea, la quale ha causato un movimento massivo delle persone verso le città. Di conseguenza la natura non è più sperimentata e tutto ciò che la riguarda viene conosciuto attraverso i social media e la TV.
La caccia, però, ha la possibilità di essere riscoperta e ripresentata alla società facendo leva sulla sua funzionalità ecologica come mezzo naturale per riequilibrare gli ecosistemi, tener sotto controllo popolazioni invasive e dannose per l’attività antropica e come fonte di prodotti alimentari potenzialmente “etici”.
La L.N. 157/92 norma in modo accurato tutto ciò che riguarda la fauna e il prelievo venatorio, in particolar modo i piani faunistico-venatori, le specie abbattibili con i relativi periodi in cui è concesso farlo, le modalità di abbattimento e soprattutto le sanzioni a chi si discosta da tali indicazioni.
La fauna, una volta abbattuta, richiede una specifica procedura di trattamento per poter ottenere dei tagli sicuri dal punto di vista igienico-sanitario e pregiati dal punto di vista organolettico: la mancanza di una corretta analisi della carcassa preclude lo scarto di carni affette da patologie e di conseguenza aumenta il rischio di zoonosi. Di rilevante importanza in Italia sono stati i focolai di Epatite E trasmessa da cinghiali a, probabilmente, cacciatori che ne avevano ingerito le carni.
Eseguendo le adeguate analisi visive e molecolari è possibile marginalizzare questi eventi in modo tale da rendere la carne di selvaggina ingeribile e commerciabile in sicurezza.
Dato che questo prodotto proviene da animali che hanno trascorso una vita naturale, senza agenti stressogeni tipici della vita in cattività, e date le particolari proprietà organolettiche, si pensa che questa possa ri-conquistare un posto d’onore nella cucina italiana e internazionale, incontrando le esigenze e attese di coloro i quali prestano attenzione all’eticità degli alimenti.

ULTIMO AGGIORNAMENTO

22.11.2023

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